Il comune di Tocco da Casauria è inserito all’interno del Parco Nazionale della Majella e del Morrone, parco che ospita circa il 78% della specie dei mammiferi presenti in Abruzzo. Il territorio è prevalentemente montuoso, con quote oltre i 2000 m, e al suo interno racchiude vaste aree di natura selvaggia in cui la biodiversità viene tutelata e salvaguardata. Clima, orografia ed altitudine concorrono a rendere le colline di Tocco l’ambiente ideale per la coltivazione di uliveti secolari e vitigni pregiati. Per quanto riguarda l’olio d’oliva, la provincia di Pescara è stata tra le prime in Italia ad ottenere il riconoscimento ufficiale da parte dell’Unione Europea per la denominazione di origine protetta (D.O.P.) del suo Olio di Oliva Extravergine “Aprutino Pescarese”.
Le prime notizie di Tocco, il cui significato più corrispondente alla sua posizione é “villaggio sulla roccia”, risalgono all’anno 872. Verso la fine dell’anno 1000 anche nell’area toccolana iniziò la penetrazione normanna. Nel 1140 il territorio di Tocco passò sotto la contea di Manoppello, mentre nel 1200 si sviluppò l’agglomerato urbano intorno ai due edifici più importanti: la chiesa di S. Eustachio, e il castello fatto costruire tra il 1220 e il 1250 dall’imperatore Federico II. Alla fine del Duecento, sotto il dominio degli Angioini, si avvicendarono vari signori. Sotto la signoria di Giovanni De Tortis un violento terremoto ridusse l’intera cittadina a un cumolo di macerie. Subito fu intrapresa la ricostruzione delle abitazioni, delle chiese e del castello, che fu trasformato in palazzo ducale, le cui strutture sussistono tutt’oggi. Nel Cinquecento, periodo in cui furono redatti gli Statuti, Tocco raggiunse il momento più felice della sua storia. Il violentissimo terremoto del 1706 distrusse di nuovo l’intera cittadina, che in pochi anni risorse a nuova vita ad opera dei suoi volenterosi abitanti. Appena dopo l’Unità d’Italia, precisamente nel 1862, fu aggiunto a Tocco il nome “Casauria” con la motivazione ufficiale di “tradizioni storiche del famoso e vicino tempio di Casauria”. Così il paese iniziò il suo nuovo corso storico: rifiorirono la vita cittadina, le libere attività, il commercio e furono incrementati i prodotti agricoli.
BENI ARCHITETTONICI DI INTERESSE STORICO-ARTISTICO
Il Castello o Palazzo Ducale fu fatto erigere da Federico II tra il 1187 e il 1220, fu distrutto dal terremoto del 1456 e ricostruito in stile rinascimentale a forma rettangolare con quattro torri quadrate agli angoli caratterizzate da merli. E’ ancora presente una “caditoia”, ossia una botola che serviva per lanciare pietre e sassi in caso il nemico fosse riuscito ad entrare. Le stanze poste a piano terra erano riservate alla servitù o adibite a dispense, stalle e carceri. Vi era anche la stanza del trabocchetto, dove il pavimento di legno si alzava non appena il nemico vi poggiava i piedi. Nel piano superiore vi erano i locali riservati al Signore, come il Salone delle Armi. In un ambiente coperto con ampie volte a crociera è sita l’impressionante prigione costruita in un punto “dove non batte mai il sole”.
La Chiesa di Sant’Eustachio Martire è la chiesa madre di Tocco. Costruita in puro stile settecentesco, con sfarzo ed eleganza tipici del tardo barocco. Edificata nel XII secolo fu dedicata a Sant’Eustachio Martire patrono del paese. Parzialmente distrutta dal terremoto del 1706, fu subito ricostruita nello stesso luogo. Nella facciata vi sono incastonati due magnifici altorilievi del Cinquecento. L’interno a tre navate conserva una croce a smalti del XV secolo opera del sulmonese Petruccio di Pelino. Oggi la chiesa è inagibile a causa del terremoto del 6 aprile 2009.
La Chiesa della Madonna delle Grazie fu fondata attorno all’anno 1480 dalla Confraternita della Madonna delle Grazie. Sulla facciata presenta un rosone a traforo del rinascimento con tarde reminiscenze gotiche ed un portale di forma rettangolare delimitato da due lesene.
La Chiesa di San Domenico, originariamente dedicata a San Francesco, fu costruita nel 1317 dai frati francescani che vi rimasero fino al 1653. L’interno è ad una sola navata a volta romanica. Al centro della croce latina si innalza una piccola cupola. L’altare maggiore è in stile settecentesco con marmi policromi ed ornamentali di un barocco sobrio. La porticina del tabernacolo è in lamina d’argento cesellato con al centro un bassorilievo. Dietro l’altare c’è il coro in noce, con intagli e sculture lavorate con un certo gusto, risalente al 1700.
Convento dell’Osservanza “Santa Maria del Paradiso”
Il Convento, inizialmente angusto, ha assunto proporzioni più vaste, di anno in anno, sul lato ovest della Chiesa, sino al raggiungimento dell’attuale struttura, databile agli albori del Seicento, come attesta la data 1604 incisa sull’architrave della porta d’accesso al porticato superiore. Ha subito due soppressioni, la napoleonica nel 1811 e la seconda il 29 dicembre 1866 da parte del Governo Italiano. Risorto dopo ogni tempesta più florido che mai, i francescani vi fecero ritorno nel 1871 ed iniziarono sollecitamente la ricostruzione, che nel 1900 consentiva l’utilizzazione d’una ala a Collegio Serafico per i candidati alla vita religiosa.
Nel 1962 fu inaugurato il nuovo edificio per il Collegio Serafico che, sede di scuola media, ha accolto ed educato centinaia di alunni. Nel triennio 1977/79 il convento, su progetto approvato dalla Soprintendenza ai Monumenti dell’Aquila, è stato riportato ai lineamenti architettonici cinquecenteschi e al suo primitivo splendore: riapertura delle luminose archeggiature superiori del chiostro, pavimentazione dei corridoi, restauro dei locali a pian terreno adibiti a Biblioteca e stonacatura per pietra a vista della zoccolatura che cinge l’intero quadrilatero.