PIETRANICO

PIETRANICO

Pietranico si trova a 590 m. s.l.m., sulla sommità della più elevata delle colline dell’alta val Pescara. Ha un clima sostanzialmente temperato, e quindi, non eccessivamente rigido d’inverno e mai umido ed afoso d’estate.
Dall’alto della sua posizione si possono osservare da molto vicino: l’ingresso delle storiche gole di Popoli; il Morrone ed il versante nord della Maiella, i rilievi del massiccio del Gran Sasso e nelle giornate limpide e serene, dal famoso Muraglione posto fuori le mura ad est del centro storico del paese, si può ammirare l’intera vallata del Pescara sino a Città S. Angelo, Chieti, Pescara e persino il mare che bagna le sue coste. Mancano testimonianze esplicite della sua origine e della sua primitiva aggregazione. Si conosce con certezza che fu una “grangia” (un magazzino-abitazione medievale di montagna), dipendente dalla insigne Abbazia di San Clemente a Casauria. Una tradizione orale, ancora viva, ne attribuisce la fondazione all’Abate Adamo. Con molta probabilità, deve trattarsi dell’ottavo rettore della storica Abbazia. Un sito così arroccato e poco accessibile apparve un posto ideale ai monaci benedettini per edificarvi un castello entro il quale potersi rifugiare in tutta sicurezza in occasione dei sanguinosi saccheggi operati dai Saraceni e dai Normanni provenienti dalla vicina costa pugliese. Questo clima di estrema insicurezza, congiuntamente al desiderio di emancipazione, spinsero masse di coloni abbrutiti da una feudalità sorda ed inutile ad aggregarsi in questo territorio. Dal canto loro, i monaci offrirono, assieme alla sicurezza, condizioni di vita più umane, nuovi metodi di coltivazione, tecniche di allevamento, sistemi di costruzioni, non tralasciando le pratiche religiose. L’antico castello sorgeva sulla “Pietra di Castello”, “un immenso masso di 2000 m.c.”. Da qui, dunque, il toponimo Petra Iniqua, che secondo un’attendibile etimologia significa “pietra posta su di un colle”. Il paese vecchio conserva a tutt’oggi quasi intatta la sua originaria struttura di borgo sorto per offrire minor lato all’offesa e possibilità maggiori alla difesa. Le case, disposte a raggiera lungo lo scosceso e breve pendio sottostante il poderoso sperone roccioso, sono divise da stradine molto strette e formano, con le mura robuste sul lato esterno, una cintura interrotta solo dalla Porta della Terra. Di essa resta il solo fornice sorretto da un robusto arco a semicerchio. La breve rampa subito dopo la porta di accesso si dirama in un gomitolo di” ruve” e “ruvelle” tortuose e tetre, ricavate a tratti dalla roccia. Terminano tutte nella minuscola piazzetta adiacente la monumentale Pietra, dove si apriva il portale della primitiva Chiesa di Santa Maria.

BENI ARCHITETTONICI DI INTERESSE STORICO-ARTISTICO

La monumentale Pietra di Castello è posta al culmine del centro abitato, all’interno delle mura che delimitavano il vecchio centro storico medioevale (uno dei due spuntoni di roccia rimasti sui quali era edificato l’antico castello di Petraniqua).
La chiesa parrocchiale di San Michele e Santa Giusta, di stile romanico, fu edificata 1934 sulle spoglie e sullo stesso sito dell’antica chiesa medioevale demolita nel 1932, ma con la facciata non più rivolta a settentrione come la preesistente, bensì a meridione, al cospetto del nuovo centro abitato. Della preesistente chiesa omonima, consacrata nel 1169 rimangono: un’antica statua di terracotta policroma della Madonna della Pietà conservata presso il Museo Nazionale de L’Aquila; una croce astile in argento di scuola sulmonese (1350 – 1400); due tele restaurate di recente e riposte a muro nella navata di sinistra; una tela, riprodotta di recente, che ritrae l’altare maggiore di stile barocco intitolato a Santa Giusta, edificato nel 1722 da un abile artigiano di scuola milanese di nome Lorenzo Bossi.
La chiesa di San Rocco, in stile neoclassico, fu edificata nel lasso di tempo che va dal 31 maggio 1860 al 21 giugno 1873 sullo stesso sito di una preesistente chiesetta intitolata allo stesso Santo. Per la costruzione dell’attuale chiesa, tranne per quanto riguarda la facciata(composta esclusivamente da grossi blocchi di pietra locale magistralmente lavorata da maestri scalpellini pietranichesi e della zona), furono adoperati tutti i materiali appartenenti alla antica chiesetta demolita. Una chiesetta che, a differenza di quella parrocchiale e delle altre edicole e cappelline esistenti già nel medioevo nel territorio di Petraniqua, non risulta mai citata nel Chronicon Casauriense, e, visto che sorgeva fuori la cinta delle vecchie mura dell’antico borgo, non può che essere stata edificata dopo il periodo medioevale. E’ inoltre certo che la stessa sorgeva sopra uno dei tanti spuntoni di roccia posti pure fuori del borgo fortificato di Petraniqua, proprio sopra una delle tipiche sorgenti d’acqua esistenti nella zona, posta a sud est del paese.
Santa Maria della Croce è situata a circa 2 km a valle del centro abitato in località Tre Croci. La cappella, di stile barocco, fu edificata tra il 1613 e il 1656, appena dopo l’apparizione della Vergine all’umile pastorello Domenico Del Biondo, sullo stesso colle dov’era posta una vecchia icona, denominata appunto, della Croce. Questa cappella sorgeva a ridosso del braccio tratturale che, provenendo da Alanno, raggiungeva la dorsale sud est del borgo pietranichese fino a ricongiungersi, in località S. Antonio, al grande “Tratturo magno” L’Aquila-Foggia, il più imponente ed importante dei tratturi che, già prima dell’età romana ma soprattutto dopo il medioevo, permettevano a milioni di pecore di raggiungere i verdi pascoli d’Abruzzo in primavera e poi ritornare nelle Puglie con l’arrivo dell’autunno. E’ ben noto, infatti, che lungo quegli antichi tracciati sorgevano cippi, icone, edicole od anche vere e proprie chiesette che, oltre ad essere motivo di preghiera e ringraziamento, si rivelavano per i pastori luoghi ideali per i loro necessari riposi.